A.V. Affondo Al Cuore (2013)
Formato 13×13, 58 pagine.
- Relazioni Infinite, Relazioni senza restrizioni o confini, amore senza limiti, senza fine. da Inside Front #13 (2003)
- Progetto anarchico su amore e libertà, Mae Bee (2004)
- Storia di ordinaria amministrazione successa a qualsiasi persona che passi per l’ufficio relazioni convenzionali. Anonimo. (2013)
Introduzione
– Ok, parliamo di relazioni ti va? –
– Mmm non so… le relazioni sono una merda! –
Se questa è la risposta che più spesso avete sentito o quella che vi sentireste di dare, probabilmente è arrivato il momento di cominciare a parlarne sul serio. Questo sarebbe già un passo importante. Ma per- ché è così di cile? Non abbiamo sempre desiderato un mondo senza proprietà, possessione, gerarchie? È di cile perché si so re, sento dire spesso. Ok, facciamo un passo indietro.
Questo non è un articolo di Novella 2000 sui problemi di coppia, è una zine anarchica auto-prodotta, e spero quindi di parlare con persone che hanno ben in mente cos’è la so erenza. Sappiamo bene quanta sofferenza può provocare una guerra, una mina che ti esplode sotto i piedi, quando si viene cacciati via dalla terra dove si è nati e cresciuti per piantare palme per produrre olio per le patatine di McDonald, quando si viene rinchiusi dentro un centro di detenzione per immigrati perché manca un pezzo di carta o perché la pelle ha qualche pigmento in più, quando milioni di vitelli vengono rapiti per intraprendere un cammino di sofferenze ancora peggiore di quello delle loro madri, quando esplode una centrale nucleare e ci ritroviamo con pochi giorni da vivere e un’eredità di malformazioni e di dolore, quando rinchiudono le persone a noi più care in carcere perché resistono e lottano contro la violenza del Progresso e della civilizzazione, be’… l’elenco è lungo credo. Sappiamo che la nostra società è basata sulla so erenza e sulla violenza, sappiamo tutte queste cose perché ci lottiamo contro ogni giorno. Perché quindi, trasformiamo qualcosa che dovrebbe aiutarci a creare comunità libere con legami forti, sani e duraturi che ci permettano di resistere e lottare contro tutto ciò, nell’ennesima sofferenza della nostra vita? Ancora troppo spinto? Suona un po’ come il nonno che dice che non c’è tempo per le pene d’amore perché bisogna lavorare? Mmm, forse sì. Ok, faccia- mo un altro passo indietro.
Siamo stati “programmati” per pensare all’amore come a qualcosa di tragico più che a qualcosa di gioioso e liberatorio. Basta leggere secoli di poesie di persone che uccidono per amore o che si suicidano per uno non corrisposto. Basta sentire cosa ci insegnano a casa, a scuola, in chiesa (chi non ci è passato?): “divertiti pure un po’ nché sei giovane ma poi…” …poi la coppia, il danzamento, la famiglia patriarcale, e bla bla bla… Basta guardare la tv o la maggior parte dei lm al cinema, non parliamo poi della musica! Che sia leggera, rock, o chissaché.
Quasi tutto quello che la cultura ci insegna porta a far credere che esista un solo tipo d’amore, costituito da una coppia, possibilmente eterosessuale, monogama, e che duri il più possibile, più dura più gli è riconosciuto valore. Suona familiare?Bene, se la nostra intenzione è uscire da questa impasse, e cominciare a ri ettere e ad aprirsi ad altri tipi di esperienze, bisogna cominciare innanzi tutto a parlarne… già a parlarne, altro grande tabù non è vero? Provate a ricordare una situazione in cui vi siete trovati a parlare con più persone, e non solo con la vostra o il vostro partner, delle emozioni e delle sensazioni scaturite dalle vostre esperienze sentimentali ed erotiche, senza cadere nei soliti stereotipi di genere, nelle battutine, insomma, trovarsi per parlare di come superare cose come la gelosia, la possessione, del provare forti sentimenti per diverse persone, su come le relazioni spesso rovinano le nostre esperienze collettive, di vita, di resistenza.
Appunto, progetti collettivi che vanno a rotoli perché persone, magari no a poco tempo prima molto unite e legate, non solo non possono più parlarsi, ma nemmeno incrociarsi per strada, e questo signi ca spesso allontanarsi da collettivi o da progetti comunitari dei quali si faceva par- te. Pensate a quante storie del genere sono capitate a voi o a persone che conoscete. Sì, bisogna parlarne, e vivere queste sensazioni, realmente. Ma come? A quello dobbiamo arrivarci, ed è un cammino che va intra- preso, sul serio!… È sempre più dura vedere persone che amo so rire o complicarsi terribilmente la vita per questioni di relazioni sentimentali.
In questo collage, i primi due testi sono traduzioni di due scritti che ho trovato interessanti di due persone nord-americane. Nel primo, Relazioni Infnite, l’autore riflette sulle relazioni sentimentali partendo da un’esperienza vissuta in tour con la propria band. Uscito nel 2003 su Inside Front, una rivista anarco-punk del collettivo Crimethinc, il testo mette in evidenza quelle che secondo me sono delle idee base che ci possono aiutare a vivere meglio e in maniera potenziante le nostre relazioni amorose e di amicizia. Una nota simpatica che mi viene da riportare, riguarda l’uso nel testo del “noi punk” che ri ettono su questioni tipo relazioni aperte, patriarcato, ecc… Simpatica perché nel leggerlo non riesco a collocare questo “essere punk” alla nostra scena anarco-punk qui in Italia, dove al contrario, senza una generalizzazione totalizzante ovviamente, quello che si vede e si incontra più spesso è più che altro birra, spintoni, risse e dosi di machismo al limite e/o spesso oltre la sopportazione. Be’ dai… sarà un po’ così anche negli Stati Uniti, poi fortunatamente ci sono anche punk che pubblicano questi testi di ri essione. E magari ci sono anche qui.
L’altro testo, Progetto anarchico su amore e libertà, è forse il testo più “radicale” che ho letto sull’argomento, nel senso che mette in di- scussione, con tono spesso belligerante, tante convinzioni alle quali siamo ancora molto legati, e spesso lo fa senza mezzi termini. È un testo più teorico, quindi più incline all’essere radicale, che indica alcune direzioni sicuramente interessanti, pertanto non è un manuale di cosa fare o di cosa sentire in determinate occasioni, questo penso sia il senso delle riflessioni che possiamo e dobbiamo fare nel nostro vissuto quoti- diano. Nel prendere una posizione di totale opposizione alle relazioni monogame e aperte ma con limiti (si leggeranno poi nel testo le varie definizione di relazione), l’autore o l’autrice si spinge in riflessioni molto profonde su questioni come per esempio il “consenso”, mettendolo in discussione all’interno delle nostre relazioni, in quanto inibitore, per così dire, dei nostri desideri reali. Questa critica al consenso, io credo, è molto interessante, ma credo anche vadano spese due parole per chiarire che la critica che pone l’autore/autrice non c’entra con il fatto che per avere qualsiasi tipo di relazione sessuale con un’altra persona bisogna averne il consenso, senza il quale si ha invece più facilmente uno stupro. Qui si parla del consenso in relazioni di solito già avviate, dove spesso accade, come scritto anche nel testo, che si acconsenta a delle cose senza sentirne veramente il desiderio, e quindi riflettere su questa cosa penso sia fortemente necessario. Questa è ovviamente la mia considerazione e interpretazione su questo punto che, sia condivisa o meno dall’autrice/autore, tenevo a precisare.
Il terzo testo, Storia di ordinaria amministrazione successa a qual- siasi persona che passi per l’u cio relazioni convenzionali, a parte il titolo wertmülleriano, parla di una delle tante storie nite non molto bene, parla di sentimenti, progetti politici, cose che dovevano andare in un modo che forse non era il modo che tutte le persone coinvolte sentivano. Una delle tante, si potrebbe dire, esperienze che spesso potrebbero farci perdere la speranza che si possano avere relazioni differenti da quelle che abbiamo assimilato dalla nostra cultura occidentale, ma che sono, riprendendo l’esortazione dell’autrice che ho rintracciato in questo piccolo testo, esperienze che possono spronarci a vivere i nostri vecchi fallimenti come qualcosa che dobbiamo cercare di evitare in relazioni future, senza farsi prendere dallo sconforto e da quella sensazione nichilista del “tanto sarà sempre uguale”. Può sembrare una cosa banale da dire, ma non è forse non riuscire a risolvere le cose “più banali” che ci inibisce il sentiero verso consapevolezze più profonde e azioni più e caci? Proviamo, ogni tanto e soprattutto nelle situazioni e discussioni più di tensione, a “banalizzare” i nostri sentimenti, in un senso liberatorio, verso una vita più semplice e in armonia con le nostre passioni e il mondo intorno a noi, che in primis è composto dalle per- sone che amiamo, con le quali vogliamo ritrovare un senso di comunità vivo e reale e non solo di sembianza.
Sono piccoli spunti e non sono ovviamente esaustivi di moltissime altre ri essioni intorno al “relazionarsi” o, mi verrebbe da dire più in genera- le, all’amarsi. Leggeteli, fatevi un idea, con l’invito poi, di cominciare a tirar fuori le nostre esperienze, prima da dentro di noi e poi insieme con le altre persone con le quali stiamo creando idee e progetti per sconvolgere questo mondo e questa civiltà.